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LE TESTIMONIANZE DI ALCUNI GRANDI PICCOLI RAGAZZI
ALBANIA, ESPERIENZA ESTIVA 2011
Prima di partire sapevo che sarebbe stata qualcosa di positivo questa esperienza, ma non immaginavo così tanto intensa, e soprattutto non immaginavo di ricevere così tanto da quei bambini fin da subito. Appena siamo arrivati ci hanno accolti con baci e abbracci, e già dopo mezz’ora che eravamo lì, ci chiamavano per nome. Sono stati loro che per primi ci sono venuti incontro, ed ho provato una grande gioia nel cuore solo a guardarli. Più passavano i giorni e più cresceva l’affetto reciproco. E giorno per giorno mi accorgevo come i mille complimenti che ci facevano, il loro voler giocare insieme, attirare la nostra attenzione, era un modo per farci capire che cercavano il nostro affetto, e si accorgevano di ogni nostra più piccola attenzione verso di loro; era impossibile rimanere indifferenti a tutto questo. Sentivo che il Signore si serviva di noi per dare qualcosa di speciale a quei bambini e ragazzini, anche se a noi non sembrava di far chissacchè, perché il tutto veniva spontaneo. Spesso siamo in cerca di quella felicità che non sempre riusciamo a trovare, forse perché troppo presi dalle cose della vita, in quei giorni in Albania ho sentito veramente una gioia piena, una gioia che è rimasta nel cuore, quel qualcosa in più che rendeva speciali anche le cose più piccole, più semplici. Uno dei momenti particolari è stato fare il laboratorio con i bambini, io inizialmente ero molto presa da come organizzare il lavoro, ma poi osservando i loro volti, le loro espressioni mi son accorta di quanto erano entusiasti di quello che stavano facendo, ed era uno spettacolo il vederli così contenti. Un altro dei momenti molto intensi è stato quello passato all’orfanotrofio, con dei bambini con malattie fisiche e mentali, in condizioni abbastanza disagiate. Guardando oltre le loro problematiche ci accorgevamo che anche in quel caso la cosa più semplice, ma allo stesso tempo più importante che potevamo dargli e di cui erano in ricerca, era il nostro affetto, anche con il semplice ricambio ai loro sorrisi.(e non potrò mai dimenticare quel bambino sulla sedia a rotelle che mi strinse le sue braccia al collo, facendomi capire anche senza parlare, che voleva camminare, e la sua gioia e l’entusiasmo quando si è riuscito anche se per poco a mettersi in piedi). Sembra strano ma io in quell’orfanotrofio ho trovato un affetto speciale che non è facile trovare fuori. Mi ha stupito molto il vedere come in queste condizioni disagiate ci sia stato uno scambio così grande di affetto, di amore reciproco, di gioia, mentre, invece, in tante situazioni dove non esistono questi disagi, dove ci sono salute, soldi, benessere, non esiste un dare e ricevere così spontaneo, naturale, senza secondi fini. Mi è sembrato strano perché in questo posto ho trovato amore e gioia; e tante volte ho visto e sentito solitudine, disperazione e dolore, dove apparentemente non mancava nulla. Questo mi fa sempre molto riflettere. Quei piccoli mi hanno dato una grande forza, mi han fatto capire che la cosa più importante al mondo è amare, con quell’Amore vero che può venire solo dal Signore! E proprio queste vite più disagiate, vite che per qualcuno possono sembrare senza un senso, senza futuro, danno un senso maggiore alla mia, e non perché mi sento fortunata guardando loro, ma perché mi insegnano a vedere con occhi diversi,oltre l’apparenza, il senso della vita! Le esperienze con i bambini sono quelle che mi hanno dato di più a livello affettivo, ma l’esperienza che invece mi ha insegnato di più, è proprio quella che ad alcuni di noi del gruppo, sembrava quella meno appropriata da fare, un po’ troppo invadente: la visita ad alcune case dei villaggi più poveri. All’inizio ci sentivamo un po’ a disagio a visitare le varie stanze di queste case come se fossimo dei turisti, come se fossero le case di un museo dell’antico. Però man mano notavo la loro particolare ospitalità: la loro accoglienza mi faceva capire che la nostra presenza era gradita. E molto mi ha colpito il come riuscissero a mantenere la loro dignità, nonostante la povertà. In quella semplicità, ho visto persone molto più ricche di noi, che non sapremmo vivere senza i nostri eccessi!!! Noi pensavamo al bisogno materiale di quelle famiglie, ma a volte non è il bisogno materiale che le persone desiderano di più colmare…L’insegnamento più importante me l’ha lasciato una ragazzina che viveva nell’ultima casa che abbiamo visitato. Non potete immaginare come era felice lei e le sue sorelle e cugine quando una delle suore che era con noi convinse il padre a mandarli al campo con noi il giorno dopo. Appena arrivarono corsero a salutarci e la ragazzina più grande, accarezzandomi, mi disse qualcosa che io come al solito non capii, ma non ne ho avuto bisogno, perchè avevo notato dai suoi occhi come era felice. Una delle animatrici albanesi poi mi spiegò che con quelle parole, la piccola mi aveva detto di aver passato con noi uno dei giorni più belli della sua estate. Ed è lì che mi son accorta come il Signore si era servito di noi, di quelle visite ai villaggi fatti il giorno prima, per trasformare qualcosa che a noi sembrava inadeguato, invadente, in qualcosa di speciale. L’anno prossimo quei bambini sono sempre lì ,al campo, che aspettano che qualcuno risponda sì alla loro richiesta, al loro invito; speriamo di poter essere sempre più numerosi!!!
Scutari, 25 agosto 2015
Mi trovo seduta davanti un tavolo sotto un porticato fatto da viti verdi e rigogliose con uva nera che sta pian piano maturando. Vicino a me, allo stesso tavolo, i miei compagni di viaggio giocano a carte (il loro passatempo preferito nei momenti liberi) ; oltre il muro di recinzione, che racchiude alberi, prato, orto, la casa dehoniana e la foresteria dove noi ragazze dormiamo, c'èpace, silenzio e tranquillità. Quello che c'èfuori rispecchia il mio stato d'animo; il sole splende, ma non fa troppo caldo, e un leggero venticello fa muovere le fronde degli alberi. Si sta bene qui, siamo in 15 ragazzi, p. Gianni e qui abbiamo trovato p. Antonio e p. Giuseppe. Ero giàstata in Albania a gennaio e in parte sapevo giàcosa mi avrebbe aspettato. Siamo sbarcati a Durazzo giovedì scorso ed ora eccoci qui, quasi al termine di questa splendida esperienza. Sono molte le cose che vorrei riuscire a trasmettere, ma le parole non riescono a riportare completamente ciòche gli occhi vedono e il cuore sente. In linea di massima ogni mattina prestiamo servizio divisi in due gruppi, alternandosi presso il Progetto Speranza, una casa famiglia che ospita disabili, o presso le suore di Madre Teresa che alloggiano bambini, ragazze e donne con disabilitàmentali e spesso anche fisiche piuttosto gravi e che non hanno nessuno che si prenda cura di loro. Non abbiamo fatto niente di che, loro avrebbero potuto benissimo fare a meno di noi, tuttavia èl'incontro che scalda il cuore: noi portiamo i nostri sorrisi, i nostri abbracci, qualche semplice attivitàda fare, la nostra disponibilitàad aiutare eppure portiamo a casa molto piùdi quanto riusciamo a donare. Con quasi nessuno ci intendiamo, parliamo lingue diverse e nemmeno tutti parlano, ma non negano mai un sorriso, ci corrono incontro per abbracciarci all'ingresso e ci tengono per mano. Questo ètutto, èun linguaggio universale che non ha bisogno di parole. I pomeriggi invece facciamo sempre cose diverse e ne approfittiamo per andare un po' in giro; abbiamo avuto il privilegio di parlare con sr. Maria, una suora sopravvissuta alla dittatura comunista, che l'anno scorso ha portato la sua testimonianza a papàFrancesco durante la sua visita, abbiamo visitato la Chiesa ortodossa e abbiamo avuto un interessante incontro con il pope; siamo entrati in contatto con varie congregazioni di suore: le Clarisse, le Basiliane, le Angeliche, le Stigmatine...ognuna bella a modo proprio. Ormai l'esperienza volge al termine e sono molto dispiaciuta di dover salutare questo Paese. I miei compagni di avventura, 14 giovani calabresi, sono stati tutti fantastici. Si ècreato fin da subito un bel clima di condivisione e amicizia. Non posso far altro che ringraziare il Signore per le persone che ha messo sul mio cammino e per le sorprese che mi riserva ogni giorno.
Elena